Effetto Placebo o Nocebo?

La comunicazione è già essa terapia. Vediamo come dovrebbe comunicare un terapista preparato…

Ognuno di noi conosce il potere delle parole. Lo abbiamo sperimentato quando una persona da noi amata ci ferisce proferendo esattamente quelle parole che ci spezzano il cuore, facendoci sentire inadatti e terribilmente vulnerabili. O al contrario quando qualcuno di cui abbiamo stima riconosce il nostro valore umano o lavorativo e ci sentiamo galvanizzati e in grado di conquistare il mondo. Queste sono entrambe reazioni fisiologiche indotte dal rapport che si crea con l’altra persona.

Cosa sono quindi l’effetto placebo e nocebo?

L’effetto Placebo è la convinzione che qualche evento determini un miglioramento della salute anche se scientificamente questo non è dimostrabile.

L’effetto Nocebo è il contrario, credere che qualche evento causi un danno anche se non esistono delle motivazioni razionali.

Alla base di questa convinzione c’è la fiducia che il paziente ripone nell’oggetto. In questo caso nelle parole dell’operatore.
Essere un punto di riferimento per i miei pazienti è per me fonte di grande orgoglio in quanto mi sento investito di un’ulteriore responsabilità che non è solo la cura della salute, bensì anche quella che ciò che dirò verrà riportato ad altre persone (come ognuno di noi è solito fare con buon consiglio).
La comunicazione è una parte fondamentale della terapia, per questo è nata la Medicina Narrativa che altro non è che la razionalizzazione terapeutica del rapporto professionale operatore – paziente.

Durante i miei anni al servizio delle squadre di rugby professionistico la comunicazione con lo staff e con i giocatori ha svolto un ruolo fondamentale. Durante la comunicazione di un infortunio agli allenatori la notizia non può essere brutalizzata bensì promossa come una realtà di fronte alla quale l’intero gruppo avrebbe dovuto trovare le risorse per fronteggiarla. Con gli atleti comunicare che avrebbero affrontato un periodo di prova, al termine del quale li avrebbe resi ancora più forti e che serve il loro impegno nel recupero, per sostenere la squadra, è un altro aspetto comunicativo fondamentale.

Proporre la comunicazione in chiave propositiva, come ho riportato poc’anzi, è definito effetto placebo. Usare una terminologia distruttiva o con previsioni nefaste del futuro è definito effetto nocebo.

Vediamo altri esempi di comunicazione:

Come si evince dallo schema precedente ci sono tanti modi per comunicare lo stesso concetto.

L’obiettivo a livello professionale è sfruttare al massimo l’effetto placebo, creando aspettative realistiche e incoraggianti e annullando l’effetto nocebo.
Preferirne una o l’altra è una scelta professionale.

Come dico sempre ai miei pazienti: “ti tratto come vorrei essere trattato io e come tratterei la persona a me più cara”.

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