L’esaurimento muscolare è pericoloso?

Cosa significa “esaurirsi”, muscolarmente parlando?
Il termine non suggerisce nulla di buono, ma è proprio così rischioso?

L’esaurimento (o cedimento) muscolare è una pratica fondamentale per l’allenamento. Esso viene così definito:

“..Il raggiungimento del cedimento durante le serie dell’esercizio con sovraccarichi è una pratica comune che può essere più utile per stimolare l’ipertrofia..”
(
Willardson et al., 2010)

Cos’è in pratica l’esaurimento muscolare?
E’ l’impossibilità ad eseguire le ultime serie a causa della fatica muscolare precedentemente accumulata.

Un atleta preparato, con una buona conoscenza del proprio corpo, riesce a creare vari fasi prima del cedimento totale durante le quali gradualmente “sporca” la tecnica per permettere di raggiungere la conclusione di qualche ripetizione, con dei compensi. Ossia attivando altre strutture muscolari non addette primariamente a quel compito. L’esaurimento muscolare per tanto espone a dei rischi, legati all’impossibilità di controllare le ultime ripetizioni.

Nella logica Fisio Vita di prevenzione degli infortuni ed aumento della performance attraverso l’implementazione del movimento, ci interessa come questa pratica può essere più o meno adattata da ogni atleta ai propri obiettivi.

Ricordiamoci che muoversi è un’espressione della vita, non esiste salute senza conoscenza.

Differenziamo gli atleti.

Gli atleti professionisti devono lavorare sul cedimento, con un programma ben scadenzato dal preparatore fisico.
Il mio modo di lavorare con i professionisti è quello di valutare il percorso dell’atleta insieme al suo preparatore, apportando il mio contributo qualora si manifesti un rischio di infortuni, ma anche ai fini riabilitativi una volta verificatosi. La possibilità per l’atleta e il suo preparatore di lavorare considerando anche l’esaurimento muscolare, non è soltanto finalizzata alla prestazione fisica, ma anche al potenziamento di un lavoro massimale, che un atleta professionista deve sviluppare. Con questo intendo dire che, lavorare sotto estrema fatica minimizzando e controllando la perdita della coordinazione del movimento (naturale e non evitabile), è parte essenziale di una preparazione alle competizioni. Durante le gare, infatti, i movimenti vengono riprodotti in maniera automatica ed è nelle competizioni che questo lavoro da i risultati migliori. Ritengo che allenare questa capacità di sopportazione del dolore in allenamento permetta in sostanza di prevenire gli infortuni ed aumentare la performance.

Gli atleti amatoriali hanno ben altri scopi. Come scrissi nell’articolo Atleti amatoriali”  le priorità, per essi, sono divertirsi e non farsi male. Lavorare sul cedimento muscolare è di per sé una pratica che nella sua esecuzione aumenta le probabilità d’infortunio. Chiarisco che l’esaurimento non è fermarsi quando si sente una gran fatica, bensì è l’incapacità motoria ad effettuare un movimento. Non è pertanto una “scelta”, bensì una conseguenza fisiologica indotta dall’esaurimento.
Esistono atleti amatoriali che sono impegnati in percorsi agonistici che necessitano di lavorare anche con questa modalità, con una frequenza più bassa rispetto ai professionisti, ed esclusivamente assistiti da un allenatore consapevole.
Il mio punto di vista è che gli amatoriali non impegnati in competizioni, possono fare a meno di questa modalità a differenza degli amatoriali agonisti che invece devono lavorarci.

Per tanto la domanda che ognuno deve porsi guardandosi allo specchio è: “voglio essere sano e felice, come posso allenarmi?”

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dott. Michele Castellano Vitaterna
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