Squat – l’origine scientifica della respirazione

Leggi come a partire dagli anni ‘50 prese vita un nuovo concetto di pesistica salutare.

La pietra miliare della respirazione durante il sollevamento pesi è stata posta dopo la pubblicazione di uno scienziato, al secolo Bartelink D.L., che riuscì a confutare le poche e granitiche conoscenze dell’epoca circa la sopportazione dei carichi da parte della colonna vertebrale.

Anche per questo articolo sono presenti le conclusioni in fondo, anche se consiglio la lettura fluida del testo poiché è un racconto in prosa scientifica di un fatto storico.

 

Le conoscenze dell’epoca circa il carico a cui le vertebre potevano essere sottoposte erano quelle che si basavano su calcoli matematici ai quali il dott. Spurling in particolare contribuì. Il test di Spurling per valutare se sia presente una radicolopatia cervicale si basa fondamentalmente su una compressione e qualora sia presente un’erniazione discale, si riproduce la sintomatologia nervosa. La curiosità risiede nel fatto che ciò che studiò seppur corretto da un punto di vista teorico, era incompleto poiché non aveva considerato un aspetto fondamentale. Ciononostante riuscì a trasformare questi calcoli in uno dei più importanti test diagnostici (N.d.R. nel video seguente si può notare come anche io lo utilizzi costantemente). In pochi sono riusciti a lasciare il proprio nome nella storia della medicina.

Bartelink[1] riuscì a confutare quello che i suoi predecessori, appunto Spurling et coll.[2], avevano teorizzato: ossia che la colonna non fosse sottoposta ad un carico incredibile durante il sollevamento di un oggetto. Spurling calcolò che per far estendere la colonna e sollevare un carico di 45 kg servisse una forza dei muscoli paravertebrali tale che avrebbero scaricato 680kg su due punti fissi (le articolazioni zigoapofisarie) e 725 kg sul corpo vertebrale. Questo grazie al concetto del Tripode Vertebrale[3], ben rappresentato nell’immagine e nel video seguente.

Il problema dei loro studi non fu nei calcoli, precisi e incontestabili, bensì nell’incompletezza delle componenti anatomiche. Bartelink non accettava scientificamente questi dati, perché quando nei suoi esperimenti sottoponeva i corpi vertebrali a delle pressioni generate dai motori concessi dalla General Motors, osservò che mediamente i corpi vertebrali si fratturavano con pressioni di 710 kg. Un peso molto simile a quello calcolato da Spurling. C’era qualcosa che non tornava.

 

Bartelink decise di ripartire dall’osservazione della realtà. Fece come avrebbe fatto Aristotele: osservazione della natura e deduzione da essa. Il metodo scientifico non accetta una simile condotta puramente osservativa. Affinché una teoria possa essere validata come scientifica esistono diverse modalità. Tutte queste hanno in comune la sperimentazione e la riproducibilità dell’esperienza. Fu così che Bartelink iniziò ad osservare i pesisti che sollevavano ben più di 45 kg. Notò che questi sportivi si arrossavano in viso durante il sollevamento dei pesi ed iniziò a cercare le motivazioni di questo fenomeno. Scoprì che durante il gesto motorio i sollevatori trattenessero l’aria (manovra di Valsalva che prevede la chiusura della glottide) e questo faceva aumentare la pressione arteriosa (ecco spiegato l’arrossamento). I pesisti pur non conoscendo i principi fisici di questa pratica, istintivamente ne percepivano la potenza motrice.

Lo scienziato aveva appena scoperto (ciò che Spurling non aveva considerato nei suoi calcoli) ed iniziato a teorizzare la pressione intraddominale che poi verrà definita da Kapandiji[3] come la: Struttura Gonfiabile.

A questo punto, questo concetto primordiale aveva bisogno di dati scientifici, per cui iniziò a raccoglierli per sostenere la sua tesi.

Bartelink si chiese come si creasse questo aumento pressorio ed allora iniziò a studiare con l’elettromiografia l’attività degli addominali e con grande stupore verificò che non c’era quasi nessuna attività di questi. Allora ipotizzò che potesse essere il traverso dell’addome (e che per questioni d’inserzione non venisse rilevato), ed ebbe ragione. Questo muscolo partecipava alla costruzione della Struttura Gonfiabile e non era il solo.

 

Il suo articolo si conclude affermando che i retti addominali si contraggono in minima parte, mentre il trasverso gioca un ruolo più importante nella stabilizzazione anteriore della Struttura Gonfiabile. Identificò le componenti muscolari che partecipavano a tale sistema pressorio che erano:

  1. Diaframma;
  2. pavimento pelvico;
  3. paravertebrali;
  4. trasverso dell’addome;

Le deduzioni prodotte furono:

    1. Un’applicazione clinica (d.R. che riporto nella mia pratica di valutazione del paziente neurologico) circa l’ipertensione patologica dei muscoli addominali che si può ritrovare in quei pazienti affetti da radicolopatia. Questa valutazione della parete anteriore del tronco faceva parte di un completamento circa la comprensione dei segni clinici radicolopatici. Poiché se lo spasmo muscolare dei muscoli posteriori della colonna era stato già compreso ed attribuito alla componente bio-meccanica infiammatoria della protusione/erniazione del disco, rimaneva l’ignoranza circa il comportamento dei muscoli anteriori.
    2. Un’altra applicazione clinica fu quella che la gestione intraddominale potesse essere un valido aiuto in tutti quei pazienti affetti da discopatie (d.R. probabilmente Bartelink aveva ipotizzato che l’incapacità a gestire la pressione intraddominale giocasse un ruolo consistente nell’eziologia di queste patologie discali). Purtroppo diversi anni dopo ci fu a partire dall’Australia una deriva, forse proveniente da queste ricerche circa l’allenamento selettivo del trasverso per la gestione dei pazienti affetti da lombalgia. L’errore, a mio avviso, fu quello di riassumere la stabilità della colonna ad un muscolo, dedicandosi solo a questo e perdendo il concetto di sinergia muscolare, che è alla base del funzionamento biomeccanico del nostro organismo.
    3. Bartelink fu il primo che parlò del ruolo attivo del pavimento pelvico nella stabilizzazione della pressione.

  1. In ultima analisi l’autore ha fatto un collegamento anatomico inter specie paragonando il diaframma dell’uomo a quello degli animali. Alcuni di questi posseggono i polmoni al di fuori della Struttura Gonfiabile e possono così respirare nel mentre mantengono tale sistema di sostegno. Ossia possono respirare mentre svolgono degli sforzi massimali. Gli esseri umani invece devono trattenere l’aria per poter creare questo Sistema Gonfiabile.

 

Conclusione:

A partire dagli anni ’50 abbiamo iniziato a comprendere che la colonna NON è sottoposta a carichi enormi durante il sollevamento di pesi, grazie anche alla Struttura Gonfiabile (o manovra complessa di Valsalva), il cui ruolo non è ancora ben chiaro (N.d.R. questa definizione moderna non era all’epoca presente nello studio). E’ ragionevole dedurre che per la salute dell’atleta, nel momento di compiere un sollevamento esegua la manovra.

 

 

Bibliografia:

  1. THE ROLE OF ABDOMINAL PRESSURE IN RELIEVING THE PRESSURE ON THE LUMBAR INTERVERTEBRAL DISCS
    Bartelink D. L. 1957
  2. BRADFORD, F. K., and SPURLING, R. G. (1945): The Intervertebral Disc. Springfield, Illinois: Charles C. Thomas.
  3. Fisiologia articolare di A. Kapandji
  4. The Role of the Transverse Abdominis in Low Back Pain, Harrison Vaughan, PT, DPT
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